Booksporn: “Leggere Lolita a Teheran”

Treno regionale veloce delle ore 11.59 Vicenza- Verona. Mentre leggo assorta “Leggere Lolita a Teheran”, due splendide ragazze dai lineamenti orientali mi chiedono a quale stazione scendere per proseguire per Milano. In inglese rispondo che devono scendere a Verona Porta Nuova. Mi guardano con un sorriso pieno di gratitudine. Colgo la palla al balzo e chiedo loro da dove provengano; i loro lineamenti, inconfondibili, mi suggeriscono Iran, il paese in  cui si svolge il libro che sto leggendo. Una delle due ragazze mi sorride timidamente e mi risponde: “We are from Iran.” Yeah! Ho azzeccato subito! Racconto loro che sto leggendo un libro sul loro paese, che vorrei tanto visitare un giorno. L’altra ragazza, sorpresa, mi chiede che opinione mi sia fatta del suo paese. Avverto una punta di timore nel suo sorriso e nella sua domanda, ma le rispondo che credo sia un paese straordinario. Giunte a Verona, lascio che le due ragazze iraniane procedano per Milano.  E penso ai loro gesti, così spontanei e sereni, normalissimi per noi (lasciare i capelli scoperti e tenersi per mano per correre più veloce), ma così inconsueti per loro.

Leggere Lolita a Teheran” copre un arco di tempo di circa 20 anni; due decenni in cui lo splendido paese dello Shah è divenuto la Repubblica Islamica dell’Iran. Azar Nafisi, insegnante all’università Allameh Tabatabei e figlia dell’ex sindaco della capitale persiana, ha una missione: far riscoprire e far rinascere l’amore per la letteratura ai propri studenti, imbevuti di cultura islamica.  Letteratura che per il governo degli ayatollah rappresenta la più aberrante incarnazione del dissoluto e oltraggioso Occidente. Il romanzo, diviso in quattro parti, inizia con la decisione della professoressa di abbandonare l’insegnamento presso l’Università, a causa delle pressioni esercitate dalla Repubblica Islamica. I contenuti delle lezioni vengono contestati e l’Università diventa teatro di rivolte e proteste. Inoltre, la Repubblica Islamica dell’Iran reprime la libertà delle donne, costringendole a indossare lo chador e a essere sempre accompagnate da un uomo. In questo contesto difficile, la professoressa Nafisi riunisce le sue sette migliori studentesse e indice un seminario sulla letteratura inglese, che si svolgerà ogni giovedì a casa sua. Le studentesse dovranno leggere dei romanzi, assegnati dalla professoressa,i cui contenuti verranno poi discussi durante l’ora di seminario; l’analisi che ne viene condotta porta le sette ragazze a interrogarsi e a riflettere sulle loro esperienze di vita, alla luce della degradante condizione femminile nella Repubblica Islamica. Man mano che il tempo trascorre, le ragazze diventano una piccola famiglia; durante le ore di seminario fraternizzano e imparano a conoscersi meglio. In quei momenti, ci viene presentato un piccolo spaccato delle vite di queste ragazze, succubi solo in parte delle disposizioni dei mullah; sono ragazze che non appena possono tolgono il loro velo e vestono all’occidentale, flirtano (anche se in modo molto castigato), leggono e si informano.   Il libro non è solo una testimonianza della difficile vita delle donne nell’Iran dopo Khomeini, ma è soprattutto un elogio e un atto d’amore verso la cultura, la letteratura e il sapere, quel sapere che rende liberi.

Questo romanzo ripercorre con nostalgia e dolore un periodo storico ricco di sconvolgimenti, senza mai diventare pesante: come un fiume il racconto scorre fluido, e sa essere delizioso come terribile. “Leggere Lolita a Teheran” è un romanzo che grida libertà e vita in ogni sua pagina, perché Azar Nafisi vuole dare voce alle sue studentesse, che sognano una vita come la viviamo noi nel nostro laico Occidente.